Sanità, ecco i nuovi Lea: entrano epidurale, Pma, screening neonatali e Ict per i disabili.
PRONTO IL DOCUMENTO SUI NUOVI SERVIZI E PRESTAZIONI CHE DOVRANNO ESSERE ASSICURATI AI CITTADINI A TOTALE CARICO DELLO STATO O CON PAGAMENTO DI TICKET. QUASI MEZZO MILIARDO DI INVESTIMENTO. MERCOLEDÌ IL MINISTERO DELLA SALUTE LO PRESENTERÀ ALLE REGIONI
ROMA – Sono pronti i nuovi Lea (i livelli essenziali di assistenza) che mercoledì prossimo saranno esaminati dagli assessori regionali in un incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Per le nuove prestazioni è previsto un aumento delle disponibilità pari a 470 milioni di euro. Si tratta di una tappa necessaria per l’approvazione di nuovi prestazioni e servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento del ticket, con le risorse pubbliche.
Nel piano del ministero entrano nei Lea la procreazione medicalmente assistita (Pma), l’epidurale, gli screening neonatali, le vaccinazioni per varicella, pneumococco e meningococco e il vaccino contro l’hpv. Le novità sono contenute nella proposta che Lorenzin presenterà alle Regioni la prossima settimana. Già domani intanto è previsto un incontro con Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte e presidente della Conferenza delle Regioni.
A guidare la riforma è la cancellazione di prestazioni ritenute ormai superate che vengono sostituite con l’inserimento di nuove. Prima di tutto c’è la Pma, che vuol dire sia fecondazione omologa che eterologa. Ci sono Regioni italiane che praticamente non erano in grado di assicurare ai cittadini nemmeno la prima. Adesso dovranno avere dei centri pubblici in questo campo. Il parto con l’anelgesia epidurale era un’altra prestazione non sempre disponibile negli ospedali italiani che invece dovrà essere offerta alle donne che la richiedono (non solo per problemi clinici contingenti).
Ma le novità riguardano anche il mondo dei cosiddetti “ausili”. Nei Lea vengono inseriti infatti gli Ict, cioè i computer che permettono ai disabili gravi, come ai malati di sla, di comunicare e che ora spesso le famiglie dovevano pagarsi. Andranno assicurati a chi è in determinate condizioni di salute anche apparecchi acustici digitali, barelle per la doccia, carrozzine con “sistema di verticalizzazione”, scooter a quattro ruote, kit di motorizzazione per carrozzine, sollevatori fissi e per vasca da bagno, sistemi di sostegno per il bagno e carrelli servoscala.
Riguardo invece alle prestazioni diagnostiche e ambulatoriali, dove spesso c’è molta inappropriatezza, come ad esempio nel caso delle risonanze magnetiche, si introducono “condizioni di erogabilità” di numerose prestazioni, che saranno assicurate dal servizio pubblico solo quando ci sono certe condizioni cliniche (come avviene per certi farmaci). Per 160 prestazioni si introducono precise condizioni che devono essere rispettate dai medici che prescrivono (e le Asl dovranno controllare che i professionisti seguano le indicazioni). Trentacinque prestazioni, infine, saranno “reflex” cioè andranno in coppia: la seconda si farà solo se la prima ha un determinato esito. E nella riforma si ritoccano anche i follow up, cioè ad esempio gli esami da fare dopo un tumore, per evitare prestazioni inutili al paziente.
E il ministero propone anche di inserire alcune nuove patologie nella lista di quelle esenti dai ticket. Si tratta delle broncopneumopatie croniche ostruttive moderate, gravi o molto gravi, delle osteomieliti croniche, delle patologie renali croniche, del rene policistico, della sindrome da Talidomide, della endometriosi. E tra gli esenti entrano anche i donatori di organo. Inoltre sono state inserite circa 110 malattie rare. Infine, sindrome di Down e la celiachia non sono più considerate malattie rare ma croniche.
Il nodo della sostenibilità per le Regioni del nuovo elenco di prestazioni è da mesi al centro del confronto fra governo e Regioni. La soluzione sarebbe stata trovata, a quanto si apprende, nell’individuazione di nuove risorse che sfiorerebbero il mezzo miliardo di euro.
Pochi giorni fa la Corte dei Conti aveva lanciato un allarme, nella Relazione sulla gestione finanziaria per il 2013, sul rischio che nel medio periodo, senza investimenti, molte Regioni possano non essere più in grado di assicurare l’assistenza minima.
fonte: la Repubblica.it
LEA: attività, servizi e prestazioni che il nostro Servizio sanitario garantisce a tutti
I Livelli essenziali di assistenza (Lea) sono costituiti dall’insieme delle attività, dei servizi e delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) eroga a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza.
Fino a quando i Lea rimarranno alla base del nostro sistema sanitario, nessuno potrà essere escluso dalle cure perché troppo anziano o bisognoso di prestazioni troppo costose, perché dedito a comportamenti nocivi alla salute, troppo povero o, paradossalmente, troppo ricco: un reddito elevato può, al limite, giustificare la corresponsione di un ticket, ma non l’esclusione dal diritto all’assistenza.
Oltre all’art. 32 della Costituzione (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti), è la legge di istituzione del Ssn del 1978 a introdurre per la prima volta il concetto di “livelli di prestazioni sanitarie che devono essere garantiti a tutti i cittadini”, concetto ribadito e rafforzato nelle successive riforme.
I Lea sono stati definiti a livello nazionale con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001, entrato in vigore nel 2002. La riforma del titolo V della Costituzione ha poi previsto per le Regioni la possibilità di utilizzare risorse proprie per garantire servizi e prestazioni aggiuntive (ma mai inferiori) a quelle incluse nei Lea. Questo comporta che i Lea possano essere diversi da Regione a regione (fermo restando che quelli definiti a livello nazionale vengono garantiti in tutto il territorio italiano).